La crisi economica in Grecia ha ispirato diverse comunità a inventare letteralmente nuovi modi per scambiare beni e materie prime (vedi anche Le monete alternative del Brasile). Il mondo imprenditoriale greco, ad esempio, ha già creato le proprie alternative valutarie, vale a dire i cosiddetti TEMs, in cui gli individui detengono unità che si basano sui beni e servizi resi. Si tratta dunque di un sistema che è in grado di bypassare l’euro, anche perché in molti considerano questa assenza di denaro cash con un modo molto più semplice per dar vita agli scambi.
Ma i cittadini greci non sono i soli che si trovano in questa situazione, tanto è vero che si possono citare almeno altre tre comunità simili. Anzitutto, si può cominciare a parlare del caso delle Isole Yap, le quali fanno parte della cosiddetta Micronesia. Questo arcipelago del Pacifico ha adottato ufficialmente il dollaro americano come propria moneta, ma i residenti possono vantare una lunghissima tradizione per quel che riguarda dei dischi di pietra che vengono utilizzati come valuta alternativa per gli acquisti più costosi, come ad esempio quelli di automobili.
Tali dischi, i quali pesano diverse tonnellate, non passano di proprietario in proprietario, visto che i cittadini sanno semplicemente chi è l’ultimo possessore. Il secondo caso è quello dello stato africano dello Zimbabwe. È qui che tre anni fa è stato sospeso il normale cambio valutario a causa dell’iperinflazione. Il dollaro americano viene utilizzato per le transazioni governative, ma sono accettate anche altre divise, tra cui il rand sudafricano, la pula del Botswana, la sterlina e l’euro. Molti abitanti, però, non hanno accesso a nessuna di queste valute, dunque spesso si utilizzano le capre per pagare i servizi. Infine, non si può dimenticare Lewes, piccolo centro situato nell’East Sussex inglese, il quale ha una propria sterlina, moneta che può essere usata solamente nei negozi e negli esercizi locali.
