Secondo quanto affermano gli ultimi dati forniti dall‘Istat, nel corso del 2012 l’economia italiana sarebbe calata del 2,4 per cento rispetto all’anno precedente, tornando a un livello superiore (di pochissimo) a quello del 2000, quando i consumi segnarono un calo del 3,9 per cento su base annua, con la spesa delle famiglie in contrazione di ben 4,3 punti percentuali.
Ancora, secondo la panoramica tracciata dall’Istat, gli investimenti fissi lordi sarebbero diminuiti dellj’8 per cento, mentre l’unica componente positiva, come era ben lecito attendersi, è stata l’export, con un incremento del 2,3 per cento a fronte di un crollo del 7,7 per cento da parte dell‘import (vedi anche Recessione anche nel 2013).
Il quotidiano La Repubblica, nella sua edizione online, ricordava altresì come vi sarebbero segnali poco incoraggianti “anche sul fronte del rapporto deficit/pil sceso al 3% dal 3,8% del 2011: il merito è dovuto all’aumento delle entrate, cresciute più delle uscite (+2,4% contro +0,6%). Tuttavia, si tratta ancora di un livello più alto rispetto alla previsioni del governo (2,6%) e dell’Unione europea (2,9%) che il 22 febbraio scorso aveva annunciato la prospettiva di uscire dalla procedura aperta per deficit eccessivo oltre il 3%. “Valuteremo dopo le stime di maggio” dice la Commissione europea“.
A preoccupare maggiormente l’andamento del debito pubblico, oggi al 127 per cento del Pil, ai massimi livelli dall’avvio delle serie storiche avviate nel 1990, e oltre il livello prefissato dal governo, pari al 126,4%, ma superiore a quanto previsto dall’Unione Europea, che stimava un 127,1 per cento. L’avanzo primario è infine salito al 2,5 per cento sul prodotto interno lordo dall’1,2 per cento del 2011, recuperando così il livello del 2008, da 18,5 miliardi di euro del 2011 a oltre 39 miliardi di euro (vedi anche Pil Spagna 2012 – 1,4%).
“Record anche per la pressione fiscale che tocca i massimi dal 1990: nel 2012 ha raggiunto il 44% rispetto del Pil. Nel 2011 era al 42,6% come nel 2010 e nel 2008, mentre nel 2009 era al 43%. Le entrate correnti sono aumentate del 3,1%, con le imposte dirette e indirette inasprite del 5,2%” – concludeva il quotidiano.