Lo yen è sceso al suo livello più basso degli ultimi tre anni (vedi anche In Asia lo yuan ha più influenza dello yen): allo stesso tempo, i rendimenti dei bond giapponesi hanno fatto registrare un brusco rallentamento, senza dimenticare il rally dei titoli azionari nipponici. Tutto merito (o colpa a seconda dei punti di vista) dell’imminente nomina del nuovo governatore della banca centrale del Giappone, una operazione che spetta al premier Shinzo Abe. La valuta asiatica è stata protagonista di un calo di 0,8 punti percentuali rispetto al dollaro, scendendo di conseguenza a quota 94,13 presso il London Stock Exchange.
Una performance simile non veniva riscontrata dal mese di maggio del 2010. Per quel che concerne invece le obbligazioni, il ribasso è stato pari allo 0,12%, con il livello più basso da tredici anni a questa parte. L’indice Nikkei 225 Stock Average, poi, è aumentato di 2,4 punti percentuali, come non avveniva dal settembre del 2008. La scelta di Abe dovrebbe ricadere con tutta probabilità su Haruhiko Kuroda, attuale numero uno della Asian Development Bank, mentre il ruolo di vice dovrebbe essere assegnato a Kikuo Iwata.
Per gli investitori che prediligono le valute straniere, il nome di Kuroda rappresenta una soluzione credibile, tanto è vero che gli analisti si sono già sbilanciati nel prevedere una quotazione compresa tra i 95 e i 100 yen per quel che riguarda il cambio con la moneta verde nei prossimi mesi. Tutto dipenderà dall’atteggiamento di Bank of Japan e dai suoi quantitative easing. Lo yen ha già perso quasi sette punti percentuali quest’anno, diventando in questa maniera la divisa in maggiore calo tra le dieci delle principali nazioni sviluppate che vengono monitorate da Bloomberg. Il secondo peggior declino è stato quello della sterlina britannica (-5,7%). I prossimi giorni saranno più che decisivi per conoscere le sorti della politica economica e monetaria del Giappone.
