Sono almeno dieci anni che si parla di una banca centrale e di una valuta comune per la zona monetaria dell’Africa Occidentale (nota con la sigla WAMZ). Si tratta dell’Eco, questo il nome già utilizzato in più di una occasione. Ma quanto è vicino effettivamente questo traguardo? L’integrazione economica regionale è stata acclamata da molte parti, in quanto viene ritenuta fondamentale per migliorare e massimizzare il tessuto delle nazioni coinvolte, in particolare quelli dell’Africa sub-sahariana.
Anzitutto, il mercato potrebbe aumentare di dimensioni, senza dimenticare la stabilità finanziaria maggiore garantita da una moneta comune, il miglioramento degli investimenti diretti esteri e i potenziali ritorni per le società che realizzeranno economie di scala. La zona in questione è stata formalmente istituita nel dicembre del 2000: a farne parte sono nazioni come il Gambia, il Ghana, la Guinea, la Nigeria e la Sierra Leone, mentre la Liberia ha deciso di aderire effettivamente soltanto due anni fa. L’obiettivo è proprio quello di dar vita a un istituto di credito centrale unico, con la conseguente introduzione della divisa comune. In realtà, l’Eco poteva benissimo entrare in vigore nel 2003, poi nel 2005, nel 2010, nel 2014 e, stando agli ultimi aggiornamenti, nel 2015.
Il sogno è senza dubbio possibile, ma gli stati membri devono necessariamente venire incontro alle richieste del criterio primario e secondario di convergenza. Qualche scricchiolio è stato avvertito in modo netto. Ad esempio, la crescita media reale del prodotto interno lordo ha subito un rallentamento nel corso del 2012, scendendo dall’8,7 al 6,9% nel giro di un anno. Sono soprattutto il Ghana e la Nigeria che presentano i dati più contrastanti, ragione per cui bisogna concentrare l’attenzione sulle loro situazioni. Diverso è invece il discorso per la Sierra Leone, dato che si tratta della nazione protagonista del tasso di crescita più alto in assoluto (21,35%) nel 2012, grazie all’ottimo andamento del settore minerario (estrazione del ferro).