Un tempo “meta” di molte politiche economiche europee, oggi l’austerità è indicata quale principale freno alle possibilità di ripresa dell’economia del continente. A conferma di ciò, si osservi la risoluzione predisposta dal Parlamento Europeo, nella quale si accusa la Commissione e il Consiglio di aver esagerato nelle misure correttive per alcuni governi, proponendo pertanto in maniera proattiva un allentamento del rigore, che possa evitare conseguenze ancor più dannose per l’economia locale.
Oltre a quanto sopra, riportava poco fa il quotidiano Milano Finanza, l’Europarlamento starebbe chiedendo un più convinto impegno ai Paesi più forti, anche attraverso aumenti salariali, affinchè possano contribuire al rilancio della ripresa in tutta l’Eurozona (vedi anche Previsione spesa mondiale 2013).
Una vera e propria inversione di tendenza, dunque, nelle politiche europee. Finora in ambito comunitario ha infatti sempre prevalso una linea tedesca, votata al risanamento dei conti a tutti i costi. Tuttavia, ora sembrano essere significativamente più forti le voci di coloro che richiedono a gran voce un cambio di direzione, che potrebbe arrivare proprio grazie alla spinta del nuovo regolamento.
Secondo quanto affermato nelle proposte del Parlamento, la Commissione e il Consiglio dovrebbero adottare “una nuova strategia alternativa”, con il risanamento del bilancio che “andrebbe rinviato e ripartito nel rispetto dell’attuale regime fiscale nella Ue”. Pertanto, anziché uno sforzo per 130 miliardi di euro per l’intera eurozona, “un risanamento più equilibrato pari allo 0,5% del pil garantirebbe per il solo 2013 un margine concreto di manovra di oltre 85 miliardi”. Il rallentamento della presa sulle finanze pubbliche porterebbe la crescita media della zona euro a “migliorare di 0,7 punti all’anno tra il 2013 e il 2017” (vedi anche Previsioni disoccupazione Eurozona 2013 ).
Il testo chiede quindi un allentamento delle rigidità, che nell’ipotesi italiana aveva condotto la richiesta del pareggio di bilancio anticipata al 2013, anziché al 2014. Una mossa che potrebbe altresì aiutare il contenimento della disoccupazione, considerando che dal 2008 ad oggi sono oltre 8 milioni le persone che hanno perso il lavoro nell’UE.