Il presidente Barack Obama festeggia il recente accordo che ha evitato il fiscal cliff, il baratro fiscale che avrebbe sostanzialmente mandato in recessione l’economia statunitense. “Ho mantenuto le promesse fatte in campagna elettorale: più tasse sui ricchi e difesa della classe media” – ha di fatti affermato l’inquilino della Casa Bianca. Tuttavia, l’agenzia di rating Moody’s non sembra essere così convinta dell’assoluta serenità della strada intrapresa dal Paese, e indica che “molto resta da fare”.
Probabilmente l’agenzia di rating ha osservato non troppo positivamente la parzialità dell’accordo che – ricordava La Stampa – “non affronta assolutamente il nodo dei tagli alla spesa pubblica, che sarà oggetto di un nuovo negoziato da qui alla fine di febbraio. Ma da risolvere c’è soprattutto il problema del debito pubblico, che ha sforato il limite legale dei 16.400 miliardi di dollari e per il quale ora bisognerà fissare un nuovo tetto entro febbraio, se gli Stati Uniti non vogliono rischiare il default. Le misure straordinarie varate dal Tesoro americano per far fronte alla situazione, infatti, avranno un effetto per non più di due mesi” ( vedi anche Debito USA ai massimi livelli).
Oltre a Moody’s, ad essere scettico è anche il Fondo Monetario Internazionale, che tramite il portavoce Gerry Rice ricorda come “molto però resta da fare per mettere le finanze pubbliche americane su una traiettoria sostenibile senza danneggiare la fragile ripresa”, sottolineando altresì che è determinante aumentare “in modo spedito il tetto del debito”.
L’intesa, chiosa Moody’s, è sì un passo in avanti per risolvere le difficoltà, ma non è base per un “significativo miglioramento del rapporto debito-pil nel medio termine”. Non è certo rimasto sorpreso dal giudizio di Moody’s il presidente, che ha di fatti ricordato come sia stato “solo un primo passo nella lotta al deficit che resta troppo elevato”, per poi rilanciare i prossimi passi futuri, con accordi che siano assunti “con meno drammi” rispetto a quanto accaduto finora.