Ieri il board della Bank of England, come molti analisti si aspettavano, ha deciso di mantenere invariato il tasso di riferimento al 0,5 – un record storico al ribasso. Il governatore Mervyn King ha poi sottolineato che la prospettiva di un ulteriore taglio era “molto improbabile”, visto il poco margine di manovra rimasto. Da Londra si annuncia anche l’intenzione di proseguire con il quantative easing per un valore di 75 miliardi, come annunciato il 5 marzo scorso, allo scopo di generare credito. Finora sono stati immessi nell’economia 26 miliardi di sterline, la restante parte dell’operazione richiederà altri 2 mesi. Alcuni economisti britannici, come riportato dal quotidiano TheGuardian, sostengono che la banca sia sulla “strada giusta”. Ma gli scettici non mancano di farsi sentire perché, come più volte sottolineato, la pratica del quantative easing (produzione di moneta) porta con sè l’ospite scomodo dell’iperinflazione, nel momento in cui l’economia tornerà ad espandersi, come insegna l’esperienza giapponese: effetti lenti, alti rischi.
Se la Boe ha deciso di non andare avanti con le misure “convenzionali” di politica monetaria, i colleghi della Banca centrale europea prevedono ancora qualche margine sui tassi. Oggi Nout Wellink, membro del Consiglio Bce e governatore della Banca d’Olanda, ha dichiarato ai microfoni di Bloomberg che all’Eurotower si sta considerando nuovamente l’opzione di un’ulteriore sforbiciata dei tassi: “C’é spazio per abbassare ancora i tassi – ha affermato -, e c’è anche spazio per altre misure sulle quali decideremo presto”.