Il dollaro australiano ha perso terreno rispetto a sedici delle principali controparti valutarie: il ribasso in questione è stato favorito in larga misura dalle nuove trattative che si stanno svolgendo negli Stati Uniti per cercare di evitare i tagli alla spesa e gli aumenti fiscali per non cadere nel baratro della recessione economica. A fine novembre, al contrario, il dollaro australiano era il rialzo grazie all’accordo sulla Grecia. stavolta Aussie ha messo a segno il calo mensile più consistente da agosto scorso rispetto alla moneta verde. La stessa performance negativa è stata realizzata dal dollaro della Nuova Zelanda.
Il declino delle più importanti divise del Sud-Pacifico è stato in parte limitato dai dati che hanno mostrato un leggero miglioramento per quel che concerne l’economia cinese. L’incertezza sulla questione del fiscal cliff continuerà a farla da padrona anche nei primi mesi del 2013, dunque non bisognerà stupirsi più di tanto se l’andamento di determinate valute sarà di tale tenore. Volendo essere ancora più precisi, il dollaro australiano ha perso 0,3 punti percentuali, chiudendo le ultime contrattazioni della Borsa di Sydney a quota 1,0349 rispetto al dollaro americano: il declino di questo mese di dicembre si è così attestato allo 0,8%.
Aussie, al contrario, riesce ancora ad acquistare 88,81 yen. Il ribasso del Kiwi, invece, è stato il peggiore dallo scorso 23 novembre, tanto che la moneta oceaniana ha perso oltre il 3% nelle ultime otto sessioni fino a quella di ieri. Nel frattempo, i rendimenti dei bond governativi australiani a dieci anni sono aumentati di un punto base (3,35%). Si è parlato anche della Cina in precedenza. In pratica, l’indice manifatturiero dell’ex Impero Celeste ha evidenziato una probabile crescita da 50,5 a 50,9 punti rispetto a un mese fa, senza dimenticare che la previsione di economisti e analisti del prossimo 1° gennaio, ormai sempre più vicino, dovrebbe essere intorno ai cinquantuno punti.