La banca centrale della Polonia ha provveduto a tagliare i costi dei prestiti per il secondo mese consecutivo: l’intenzione dell’istituto di credito è quella di sostenere la crescita della maggiore economia orientale dell’Unione Europea, la quale sta facendo fronte al rischio della sua prima recessione dopo ben due decenni. La situazione valutaria è facilmente intuibile, come è stato evidente lo scorso mese di settembre, con lo zloty in calo per i possibili tagli dei tassi di interesse. Questa banca, tra l’altro, è l’unica in tutta l’Unione Europea a ventisette stati ad aver abbassato il tasso di riferimento a sette giorni di venticinque punti base nel corso della giornata odierna.
L’attuale quota è del 4,25%, in linea con le previsioni della maggior parte degli economisti. A novembre la Narodowy Bank Polsky ha invece provveduto a ridurre il tasso in questione per la prima volta dal 2009: il governatore Marek Belka ha annunciato l’avvio di un quantitative easing, aggiungendo comunque di non essere preoccupato per alcun tipo di recessione in relazione al paese. Da quel momento in poi l’inflazione ha rallentato fino a un livello inferiore ai suoi massimi di tolleranza, con lo stesso sistema economico capace di perdere parecchio nel giro di tredici trimestri. Verso la fine di ottobre ci si è chiesti quanto sarebbe durato l’indebolimento dello zloty.
Ebbene, con la situazione attuale non si può che nutrire un pizzico di disappunto, visto che la debole crescita economica nel corso del terzo trimestre è stata evidente. Intanto, però, la valuta in questione si è rafforzata nei confronti dell’euro, giungendo fino a quota 4,1196 zloty presso la Borsa di Varsavia ed estendendo il ricavo a un interessante +0,3%. Il guadagno complessivo nel cambio con la valuta comune europea in questo 2012 è stato di 8,4 punti percentuali, vale a dire la seconda miglior performance in tal senso, subito dopo quella del fiorino ungherese.