Non sono passati che pochi giorni dal lancio dei bond decennali e ad alto rendimento dell’Ucraina, che da Kiev sono giunte altre notizie finanziarie di rilievo. In particolare, il protagonismo ora è stato conquistato dalla banca centrale dell’ex repubblica sovietica, la quale sta sostenendo con convinzione l’iniziativa del comitato parlamentare per le Finanze ucraine che riguarda l’introduzione di un dazio nei fondi pensionistici. Volendo essere ancora più precisi, l’ammontare in questione dovrebbe aggirarsi attorno ai quindici punti percentuali del tasso di cambio valutario. Il provvedimento non è certo una scelta adottata all’ultimo minuto, ma una decisione ben ponderata.
Nel dettaglio, l’istituto di credito si è convinto del fatto che una misura del genere contribuirà a ridurre il volume d’affari che coinvolge la valuta nazionale, la grivnia, ridimensionando allo stesso tempo le operazioni che hanno a che fare con il cambio valutario. Nel caso in cui il dazio appena descritto dovesse essere adottato, si avrà a che fare con l’ennesimo incentivo che viene dato per legalizzare i salari ucraini: non è comunque un segreto che la maggior parte degli stipendi erogati in questa nazione siano pagati in moneta estera e addirittura sottobanco, l’obiettivo da raggiungere è quello di evitare che il fenomeno si allarghi a macchia d’olio.
Come ha spiegato la stessa banca centrale, i cittadini dovrebbero ben comprendere come tale imposta del 15% sia un qualcosa di proficuo per le loro pensioni; in aggiunta, accorgimenti simili sono già in vigore e con buoni risultati in altri paese, pertanto l’istituto ha intenzione di andare diritto per la sua strada e senza esitazioni. Negli altri stati, comunque, il dazio varia da un minimo del 5% fino a un massimo del 20%. Per il momento bisognerà specificare in quali casi e in quali situazioni il dazio non deve essere pagato, tutte le circostanze possibili saranno rese note quanto prima dalla banca centrale con un apposito comunicato.