Il dollaro canadese è stato protagonista ieri di un ribasso generale rispetto alle valute più scambiate: le tensioni che ancora perdurano in Medio Oriente hanno infatti provocato la caduta del prezzo del petrolio dopo i picchi registrati negli ultimi tempi, dunque questa divisa si è confermata piuttosto legata all’andamento delle commodities. La speculazione ha fatto crollare il dollaro canadese anche un mese esatto fa, pertanto la situazione non accenna a migliorare. In questo caso, comunque, le perdite del Loonie sono state limitate dalla considerazione espressa dal Fondo Monetario Internazionale, visto che l’organismo di Washington giudica ancora la moneta come una riserva importante a livello globale.
Tra l’altro, una settimana prima della speculazione menzionata in precedenza si esaltava senza mezzi termini il rafforzamento del dollaro canadese. Entrando maggiormente nel dettaglio degli scambi, la valuta nordamericana ha perso 0,2 punti percentuali rispetto al dollaro americano, attestandosi così a quota 99,87 centesimi presso il Toronto Stock Exchange. A questo punto, un dollaro canadese è in grado di acquistare 1,0013 dollari americani. In aggiunta, il greggio, principale esportazione del Canada, è stato costretto a cedere quasi tre punti percentuali, tanto è vero che a New York la commodity in questione viene quotata 86,73 dollari al barile.
Come ha spigato David Bradley, direttore del Forex Trading a Toronto per conto della Scotia Capital Incorporated, non bisognerebbe sorprendersi troppo se il dollaro canadese dovesse ulteriormente indebolirsi, dato che gli assets più rischiosi sono protagonisti di ribassi in occasione delle festività americane e domani si festeggerà proprio il Ringraziamento americano. I guadagni delle monete collegati alle prospettive globali di crescita sono stati limitati anche dall’ultimo meeting dei leader finanziari dell’eurozona, ancora impossibilitati a coprire quindici miliardi di euro relativi all’economia greca. Il 2012 del dollaro canadese si è finora caratterizzato per un aumento dell’1,3% rispetto ad altre controparti importanti, di questo passo però si rischia di “bruciare” tutto.