Secondo il premier Mario Monti l’Italia è vicina all’uscita del tunnel dalla crisi. Non la pensa così l’Istat, visto e considerato che l’Istituto statistico di riferimento nazionale ha scelto di rivedere al ribasso il dato del Pil sul secondo trimestre 2012, con un calo dello 0,8 per cento su base congiunturale (cioè, rispetto al primo periodo dell’anno) e del 2,6 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Un aggravio rispetto alla stima precedente, che vedeva il calo congiunturale limitato allo 0,7 per cento e quello su base annua del 2,5 per cento. Complessivamente, la variazione acquisita per il 2012 diventa così – 2,1 per cento. Ma non solo.
Secondo quanto afferma l’Istat, l’economia italiana starebbe andando peggio di tutti i principali partner internazionali. Negli Stati Uniti, ad esempio, in termini congiunturali la produzione interna lorda è cresciuta dello 0,4 per cento, mentre in Germania e in Giappone si è sviluppata dello 0,3 per cento. Rimane invece invariata in Francia, con un calo di mezzo punto percentuale nel Regno Unito. In termini tendenziali, incrementi del 3,6 per cento in Giappone, del 2,3 per cento negli Stati Uniti, dell’1 per cento in Germania e dello 0,3 per cento in Francia, contro una flessione ancora di mezzo punto percentuale nel Regno Unito. Complessivamente l’intera area euro ha fatto registrare una performance negativa dello 0,2 per cento rispetto al trimestre precedente e dello 0,5 per cento rispetto allo stesso trimestre del 2011.
Male anche la spesa delle famiglie, con un crollo dei consumi davvero rilevante (pesa, ovviamente, anche la nuova occupazione in forte calo): tra aprile e giugno la discesa della spesa è stata pari al 3,5 per cento, dovuta a una frana dell’acquisto di beni durevoli nella misura del 10,1 per cento, del 3,5 per cento in quelli non durevoli e al contenimento (- 1,1%) della perdita nei servizi. Male anche il risultato in termini congiunturali, con una diminuzione dell’1 per cento rispetto al primo trimestre dell’anno in corso.