Nel mese di luglio il settore privato in zona euro ha registrato una nuova contrazione, mentre la produzione manifatturiera è crollata a picco. Alla luce di questi dati le prospettive per il blocco si fanno sempre più cupe, in uno scenario già piuttosto inquietante e fonte di preoccupazioni a causa del rischio di recessione.
E’ l’ennesimo colpo inferto ai responsabili politici dell’Eurozona, impegnati a combattere una crisi del debito sempre più violenta e, soprattutto, la cui onda d’urto rischia di propagarsi in tutta la regione. Dalle economie più piccole della zona euro si è spinta nel suo cuore. Germania e Francia tremano: nessuno è immune.Il Purchasing Managers Index (PMI) , l’Indice composito dell’attività manifatturiera di un paese che tiene conto di nuovi ordini, produzione, occupazione, consegne e scorte nel settore manifatturiero, e considerato un traino per la crescita, si è mantenuto sul 46,4 questo mese, deludendo le aspettative per un recupero al 46,5.
L’indice è inferiore a 50, soglia che separa la crescita dalla contrazione, da ben sei mesi, e ciò suggerisce che “le cose stanno peggiorando”, come ha sottolineato Chris Williamson, capo economista di Markit. “Il quadro generale di stabilizzazione maschera un problema crescente in Germania e il nucleo è sempre più colpito dalla crisi del debito“. La zona eurorischia di sprofondare nella sua seconda recessione dal 2009.
Per cercare di stimolare la crescita, la Banca centrale europea ha ridotto il tasso di rifinanziamento principale a un minimo record dello 0,75 per cento e ha portato il tasso di deposito a zero, all’inizio di questo mese. La BCE, coinvolta nella battaglia per arginare le ripercussioni di una crisi del debito cominciata in Grecia circa due anni fa e che sta mettendo un freno alla crescita in tutto il mondo, potrebbe introdurre ulteriori misure per contribuire a stimolare l’economia, soprattutto nuovi prestiti a “buon mercato” destinati alle banche. Questo è quanto in molti auspicano, ed è quanto il FMI ha esortato a fare.
I precedenti dati provenienti dalla Germania, la più grande economia europea nonchè la locomotiva del blocco, hanno mostrato una flessione del settore manifatturiero nel paese, mentre il settore dei servizi, che ci si aspettava in fase quanto meno stagnante, si è invece ridotto.
L’indice del settore manifatturiero della zona euro, che ha fornito una spinta significativa al recupero del blocco dalla recessione, è sceso a 44,1 da 45,1, ben al di sotto della previsione di 45,3, e al livello minimo dal giugno 2009. L’indice della produzione è sceso a 43,6 da 44,7, il dato più basso da maggio 2009.
L’indice delle aspettative di business, che misura il sentiment delle imprese rispetto alle prospettive future, è sceso a 50,1 da 52,1, il più basso dal mese di marzo 2009. L’indice dei nuovi ordini di fabbrica è crollato al 42,9 dal 43,5 di giugno, nonostante le imprese abbiano tagliato i prezzi per il secondo mese, nel tentativo di conquistare clienti.
Per rispondere al crollo della domanda e della fiducia, le imprese del settore privato hanno ridotto la loro forza lavoro al ritmo più rapido dall’inizio del 2010, secondo l’indice composito dell’occupazione, passato a 47,0 da 48,3.
“Le aziende sembrano essere in attesa ch le cose peggiorino ulteriormente nei prossimi mesi”, ha detto Williamson di Markit.
Il rischio di una nuova depressione – una intensa, grave recessione – genera paura sui mercati e determina le scelte in materia di politica monetaria. L’Europa e i paesi periferici in particolare, sono nell’occhio del ciclone. I leader politici stanno combattendo contro i mulini a vento?
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