La zona euro non rischia la rottura. L’euro è irreversibile. Queste le parole del presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, pronunciate nel corso di un’intervista al quotidiano francese “Le Monde”. Un messaggio rassicurante rivolto ai mercati, in cui Draghi sottolinea l’apertura dell’Istituto di Francoforte a la disponibilità ad agire senza tabù, con l’unico scopo di preservare l’integrità dell’euro. I leader europei hanno compiuto un passo verso una maggiore integrazione in occasione del vertice di Bruxelles dello scorso mese, decidendo di affidare alla BCE il compito di supervisionare le banche e dando al fondo di salvataggio MES il potere di ricapitalizzare gli istituti finanziari in difficoltà. Tuttavia, il summit ha concesso solo un breve sollievo agli investitori.
Le preoccupazioni per la Spagna (e i paesi periferici tra cui l’Italia) si sono riaffacciate, soprattutto alla luce delle forti tensioni sul mercato obbligazionario: i rendimenti dei titoli spagnoli a 10 anni hanno sfondato la soglia di pericolo, impennandosi al di sopra del 7 per cento, mentre lo spread Btp-Bund è volato oltre 500 punti base.
I mercati azionari europei si sono inabissati e la moneta unica ha raggiunto minimi storici nei confronti del dollaro australiano, canadese e neozelandese, di fronte ai timori crescenti che il governo spagnolo possa aver bisogno di un vero e proprio salvataggio per scongiurare il default del paese.
Draghi ha gettato acqua fredda sulla prospettiva che la BCE possa intervenire per calmare la situazione, ribadendo che lo statuto della banca non consente di risolvere i problemi finanziari degli stati. Il Fondo Monetario Internazionale ha esortato la BCE a svolgere un ruolo di primo piano contro la crisi, suggerendo la possibilità di conferire all’Eurotower le funzioni di prestatore di ultima istanza.
Al vertice di giugno, i leader dell’UE hanno ampliato il ruolo della BCE includendo il compito di vigilanza bancaria, nella speranza che la mossa possa contribuire a ridurre il rischio che i problemi degli istituti di credito in difficoltà si diffondano ai mutuatari sovrani.
Draghi ha affermato che la politica monetaria della BCE e le attività di vigilanza bancaria dovrebbero essere tenute separate in modo da evitare conflitti di interesse e ha suggerito l’istituzione di una “struttura indipendente”.
Per quanto riguarda le prospettive economiche nella zona euro, Draghi ha detto di non vedere il rischio che il blocco nel suo complesso possa entrare in recessione e che la situazione potrebbe migliorare gradualmente verso la fine dell’anno e all’inizio del 2013.
La BCE ha tagliato i suoi tassi di interesse al minimo storico all’inizio di questo mese per dare una boccata d’ossigeno all’economia della zona euro, in un contesto in cui le pressioni inflazionistiche sembrano essersi placate.
Draghi ha detto che la BCE, che si sforza di mantenere l’inflazione della zona euro ad un tasso vicino ma inferiore al 2 per cento, è pronta ad intervenire nel caso in cui il rischio di deflazione riemerga.
In un’intervista al quotidiano tedesco Bild, pubblicata Sabato, il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz manifesta invece la propria preoccupazione circa il destino della zona euro, e teme una “esplosione sociale” in Europa. Quanto sta accadendo in Spagna ne sarebbe già una dimostrazione. Per evitare questa “esplosione”, egli chiede una rapida attuazione dei nuovi programmi europei per creare più posti di lavoro, soprattutto per i giovani, tra cui il tasso di disoccupazione è a livelli allarmanti.