Come previsto, la Banca centrale europea (BCE) ha tagliato di un quarto di punto il suo tasso principale, oggi allo 0,75%, un livello mai raggiunto prima, dopo il precedente minimo dell’1%, cui era stato portato nel dicembre 2011. La BCE ha anche ridotto di un quarto di punto il tasso di deposito su base giornaliera, che ora è allo 0% contro il precedente 0,25%, e il suo tasso di rifinanziamento marginale, passato all’1,50% contro l’1,75%.
L’istituto di Francoforte vuole aprire le porte del credito e, nello stesso tempo, sostenere l’economia della zona euro, sullo sfondo di una crisi del debito che non allenta la propria presa, facendo scivolare i paesi nella recessione e offuscando le prospettive future. Ma gli economisti ritengono che la misura adottata sia inefficace e che la BCE dovrebbe piuttosto rilanciare il suo programma di acquisto di titoli di Stato.Nelle ultime settimane, diversi membri del consiglio direttivo della Banca centrale, avevano aperto uno spiraglio rispetto all’adozione di una tale mossa, peraltro ampiamente anticipata dagli analisti. L’allentamento delle pressioni inflazionistiche nell’area dell’euro aveva recentemente dato credito all’ipotesi di un taglio dei tassi.
Tuttavia, questa misura della BCE non sarà sufficiente a rafforzare la fiducia e a fornire l’impulso necessario per rilanciare l’economia della zona euro. La maggior parte degli addetti ai lavori, ritiene che sarebbe più efficace, da parte dela Banca centrale, riprendere il programma di acquisto di titoli di Stato e fissare chiaramente come obiettivo il contenimento dell’impennata dei tassi di prestito dei paesi maggiormente in difficoltà dell’area euro, evitando che questi tocchino livelli ritenuti insostenibili.
Un parere condiviso dal direttore del Fondo monetario internazionale (FMI) Christine Lagarde, secondo cui, se si vuole cercare una soluzione reale ai problemi dell’eurozona, l’espansione del programma di riacquisto del debito pubblico deve essere la strada da seguire. Ma il cosiddetto SMP, Security Market Programme, è fermo dalla metà di febbraio e la BCE sembra riluttante a riavviarlo, come dimostrano le osservazioni formulate Mercoledì dal presidente della banca centrale olandese. “Il programma di acquisto è in un sonno profondo, e vi rimarrà”, ha dichiarato Klaas Knot a un settimanale olandese.
La pressione inflazionistica sugli orizzonti della politica monetaria è stata smorzata ulteriormente: alcuni dei rischi al ribasso identificati in precedenza rispetto alle prospettive di crescita dell’area dell’euro si sono materializzati. Coerentemente con questo quadro, il ritmo dell’espansione monetaria di fondo resta contenuto. Le aspettative di inflazione per l’economia dell’area dell’euro continuano ad essere saldamente ancorate in linea con l’obiettivo della BCE di mantenere i tassi di inflazione a livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine. Allo stesso tempo, la crescita economica nell’area euro continua a rimanere debole, con l’incertezza a pesare sulla fiducia e sul sentiment.
La Banca centrale sottolinea di aver implementato sia misure standard che non convenzionali in materia di politica monetaria. Queste ultime, è stato ancora una voltra ribadito da Mario Draghi nel corso della conferenza seguita all’annuncio del taglio dei tassi, sono di natura temporanea.
Le valutazioni dei dati economici, suggeriscono per il secondo trimestre del 2012 un rinnovato indebolimento della crescita economica e maggiore incertezza. Guardando oltre il breve periodo la BCE si aspetta un recupero graduale, anche se lo slancio sarà smorzato da una serie di fattori. In particolare, le tensionisun alcuni mercati della zona euro e il loro impatto sulle condizioni del credito, il processo di aggiustamento dei bilanci nei settori finanziari e non, così come l’elevato tasso di disoccupazione, rischiano di gravare sulla dinamica di crescita.
Guardando in prospettiva, è essenziale per le banche continuare a rafforzare la propria resilienza, laddove questo si rende necessario. La solidità dei bilanci delle banche sarà un fattore chiave nel facilitare sia un apposito fondo di credito per l’economia che la normalizzazione di tutti i canali di finanziamento. Infine, Mario Draghi, riferendosi al recente vertice Ue di Bruxelles, ha dichiarato che i fondi di soccorso europei, l’ EFSF e il MES, sono sufficienti a gestire l’attuale situazione nella zona euro, sia dal punto di vista dei rischi che delle contingenze.
Dopo le dichiarazioni di Mario Draghi, che ha in sintesi paralto di crescita debole evocando prospettive economiche in peggioramento, la Borsa ha registrato un forte calo, mentre lo spread è tornato sui 450 punti. Draghi lancia mette in guardia e fa suonare il campanello d’allarme: si “sono materializzati i rischi di peggioramento della situazione economica europea”. L’economia e i mercati hanno reagito e perso terreno in chiusura di contrattazioni: a Milano Piazza Affari ha chiuso in rosso a -2,03% mentre Madrid, cui spetta la maglia nera, ha registrato un -2,99%. Le due piazze sono state le più colpite, seguite da Parigi (-1,17%) e Francoforte (-0,43%).