Cipro ha formalmente chiesto aiuti all’Unione europea per far fronte alle difficoltà del suo settore bancario. L’ammontare del salvataggio potrebbe toccare quota 10 miliardi di euro. L’isola del Mediterraneo, membro della zona euro dal 2004, sta attraversando una difficile situazione economica mentre si prepara a prendere la presidenza di turno dell’UE.
Il comunicato ufficiale, con cui il Governo della Repubblica di Cipro ha informato le autorità europee circa la decisione di avanzare una richiesta di assistenza finanziaria, è stato rilasciato a Bruxelles e a Nicosia, e si traduce nella formale richiesta di aiuto rivolta all’UE. Dopo Irlanda, Grecia, Portogallo e Spagna, Cipro è il quinto paese dell’Unione europea a compiere questo passo e a decidere di bussare alle porte delle autorità europee per far fronte ai propri squilibri interni.
Gli aiuti potrebbero rappresentare più della metà del PIL di Cipro. L’importo esatto non è ancora stato deciso ma dovrebbe aggirarsi intorno ai sei miliardi di euro, necessari per le esigenze di finanziamento dello Stato, e di due miliardi, con cui risollevare le sorti di un sistema bancario vittima della pesante esposizione al debito greco. Ma le autorità di Cipro sono ottimiste, e ritengono vi siano possibilità per cui si possa arrivare fino a 10 miliardi di euro in totale.
Con 17,3 miliardi di euro di PIL, Cipro è una delle tre economie più piccole dell’area euro, insieme a Malta e all’Estonia. E rispetto a quelli già concessi a Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna, l’aiuto proposto rappresenta un intervento relativamente modesto. Spiccioli rispetto ai salvataggi sinora accordati.
► CRISI FINANZIARIA IN PEGGIORAMENTO
Cipro è fortemente indebolita dalla esposizione del suo sistema finanziario in Grecia. L’assistenza dovrebbe iscriversi nel quadro del Fondo di salvataggio europeo (EFSF) e del Meccanismo Europeo di Stabilità (EMS), e mira a contenere i rischi per l’economia di Cipro provenienti dal suo settore finanziario, molto esposto all’economia greca.
La Banca Popolare Cipriota ha un bisogno immediato di 1,8 miliardi di euro, da trovare entro il 30 giugno, scadenza ultima per rispettare le esigenze di ricapitalizzazione imposte dall’ autorità di vigilanza bancaria europea (EBA).
Ma, secondo Fitch, i fabbisogni delle banche cipriote potrebbero raggiungere i 4 miliardi di euro, ovvero oltre il 20% del prodotto interno lordo della Repubblica di Cipro, che conta 820.000 abitanti. L’agenzia di rating ha anche abbassato il rating di Cipro a “BB +”, relegandolo alla categoria degli investimenti speculativi, come hanno già fatto Standard and Poor’s e Moody’s.
► PUBBLICATO DOCUMENTO SALVA EURO
Senza il sostegno dell’Unione europea, le esigenze finanziarie per aiutare le banche cipriote potrebbero incrementare il rapporto debito / PIL, e spingerlo sino a oltre il 100%, ha sottolineato Fitch per giustificare la decisione del downgrade. In questo contesto, gli obiettivi del governo, tra cui la riduzione del deficit di bilancio al di sotto del 3% nel 2012 rispetto al 6% di oggi, non possono essere raggiunti. Fitch ritiene che questo disavanzo rimarrà a circa il 3,9 %.
Ma quello bancario non è l’unico problema del governo comunista di Cipro, che ha anche difficoltà di finanziamento fiscale aggravate dalla crisi e dal rallentamento economico. Nicosia è, secondo i media, in fase di trattative con la Russia perché quest’ultima conceda un nuovo prestito a tassi agevolati con cui colmare la voragine creatasi nelle finanze pubbliche. Mosca ha già fornito un prestito di questo tipo e un importo di 2,5 miliardi di euro alle autorità cipriote nel 2012.
Cipro, che ha aderito all’UE nel 2004 e adottato l’euro nel 2008, ha subito l’impatto della crisi economica e finanziaria che ha scosso la Grecia, il suo principale partner economico e culturale. La Repubblica di Cipro non è solamente ellonofona ma anche politicamente e diplomaticamente “addossata” alla Grecia, dopo l’invasione della parte settentrionale dell’isola da parte dell’esercito turco nel 1974, in risposta ad un colpo di stato di nazionalisti greci che chiedevano l’annessione dell’isola alla Grecia. Questa situazione ostacola lo sviluppo commerciale dell’isola, nella cui parte meridionale, la situazione si è fatta particolarmente pesante e grave a causa dell’esplosione della centrale elettrica principale, avvenuta circa un anno fa.