Il rinvio a giudizio per l’ex AD di Unicredit Alessandro Profumo insieme ad altre 19 persone coinvolte tra manager e dirigenti, getta nuovamente nel purgatorio il gruppo bancario, che insieme a Barclays avrebbe architettato una complessa frode fiscale chiamata “Brontos”. Da una nota diffusa dall’Istituto di Credito Italiano si legge:
Unicredit resta confidente che, nel corso del dibattimento, potra’ essere finalmente dimostrata la piena correttezza dell’operato della banca e dei propri esponenti e dipendenti, in carica e cessati, che hanno sempre operato con trasparenza e buona fede, nel rispetto delle previsioni di legge in materia
Profumo stesso afferma nuovamente che verrà fatta chiarezza e che il suo operato è sempre stato corretto ed anzi lamenta danni alla sua immagine:
Capisco che il gup non è il giudice del merito e quindi aspetto fiducioso e impaziente il giudizio pubblico, certo come sono della correttezza di ogni mio operato e che non potrà quindi che essere riconosciuto come tale. In questo modo si porrà anche fine al danno di reputazione che sto di fatto, inevitabilmente, pur ingiustamente, subendo
L’accusa è grave, sopratutto in un momento in cui il settore intero è sotto osservazione e quanto mai distante dalla popolazione; riguardo invece ai fondamenti attualmente ci sono tutti i presupposti per essere dubbiosi sull’operato di Profumo, visto che non più di un anno fa’ era già stata scoperta una maxi evasione da parte di Unicredit seguita da un “patteggiamento” imbarazzante. Al pari del “caso Maradona” infatti si era arrivati ad un accordo con il fisco che per gli Italiani onesti suonava come una presa in giro, trattandosi di meno di un decimo dell’evasione registrata.
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Il rinvio a giudizio conferma l’ipotesi che i capi di accusa siano più che fondati, anche se per il momento gli investitori restano “alla finestra” in attesa di delucidazioni.
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