Occupiamoci oggi di un’altra commodity particolarmente apprezzata e onerosa, il platino. Stando a quanto affermato dalla Anglo American Plc, principale produttore della preziosa materia prima, la propria produzione del metallo sarebbe calata di ben 24 punti percentuali nel corso del primo trimestre dell’anno, rispetto ai volumi di produzione dello stesso periodo dell’anno precedente.
L’andamento della produzione della Anglo, in grado di influenzare l’output globale di platino, è stato così contraddistinto da un brusco arresto della propria crescita, tutt’altro che inaspettato. La società si è infatti trovata dinanzi alla necessità di chiudere un impianto produttivo per manutenzione, lasciando intendere che il normale ritmo di produzione dovrebbe riprendere nel corso di un breve – medio periodo.
La produzione di platino raffinato è così calata a 402.800 once durante i primi tre mesi dell’anno. Determinante fondamentale lo stop produttivo dell’impianto di conversione di Rustenburg, ripreso nel corso delle ultime settimane. Le pause di manutenzione e di sicurezza risultano inoltre calate a quota 13 durante l’ultimo trimestre, contro le 21 dello stesso periodo di un anno fa, e contro le 32 dei precedenti tre mesi.
Si noti, altresì, che le pause di sicurezza e di manutenzione sono state deliberate dal governo, che ha imposto alla Anglo American e ad altre società presenti nel territorio sudafricano, una serie di pause nella produzione. Uno stop che ha coinvolto anche la Impala Platinum Holdings e la Lonmin, che insieme alla Anglo rappresentano più dei due terzi della produzione globale del prezioso metallo, particolarmente sfruttato nel settore dei gioielli e nei dispositivi di riduzione delle emissioni auto.
Un incremento del numero di stop programmati, se dovesse essere proseguito anche nel corso dei prossimi trimestri, potrebbe portare a un calo della produzione di platino, con potenziali risvolti al rialzo per quanto concerne l’andamento dei suoi prezzi di mercato.
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