Crisi, UE: perdite fino al 60% sul debito greco

I creditori privati della Grecia potrebbero dover accettare una perdita (haircut) fino al 60% sul loro debito sovrano, ben oltre quindi l’obiettivo del 21% concordato nel mese di luglio, al fine di rendere il debito greco sostenibile nel lungo periodo. I ministri delle finanze dell’UE si interrogano sui differenti scenari possibili in questa direzione, e cercano di risolvere le divergenze esistenti sull’aspetto della volontarietà di tale partecipazione del settore privato ad un nuovo piano di salvataggio per la Grecia.

Venerdì sera è stata portata una ventata di aria fresca ad Atene, con il via libera al pagamento entro la metà di novembre della nuova tranche di aiuti internazionali, che ammonta a 8 miliardi di euro, senza i quali la Grecia dovrebbe dichiarare il default sui propri titoli sovrani nelle prossime settimane.

Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) deve però ancora accettare il pagamento, posto sotto condizione di decisioni ambiziose da parte dei Capi di Stato e di governo della zona euro per ridurre la montagna del debito greco. Secondo gli scenari inclusi nel rapporto della troika – FMI, BCE e Commissione Europea – i rappresentanti dei “benefattori” internazionali in Grecia, un haircut del 50% sui titoli greci detenuti da investitori privati è necessario per ridurre il debito al 120% del PIL, contro il 162% attuale. Se dovesse essere portato al di sotto del 110%, avvertono gli ispettori, sarebbe necessaria una svalutazione del 60%. La troika non esclude che il debito greco possa arrivare ad un picco del186% del PIL.
Una nota a margine evidenzia tuttavia l’opposizione da parte della Banca centrale europea (BCE) alla pubblicazione di tali scenari, perché ritiene che gli investitori si rifiuteranno di sottoscrivere volontariamente queste perdite, provocando, di fatto, un default della Grecia.

Temendo di innescare un evento di credito, con conseguenze imprevedibili, la Francia e altri paesi sono restii a spingersi oltre la soglia dei 50 miliardi di euro, negoziata lo scorso 21 luglio con le banche, costringendole ad uno sforzo ulteriore.

Riflettendo un quadro sempre più condiviso dai leader europei, il ministro delle Finanze svedese Anders Borg ha chiesto “perdite sostanziali” sui titoli greci. “Non credo che dovremmo usare i soldi dei contribuenti. Il sistema di garanzie non può, da solo, ridare fiducia”, ha detto al suo arrivo alla riunione dei ministri delle finanze dell’UE.

Oltre al piano greco, i leader UE cercano di procedere nella direzione di un piano globale per ricapitalizzare le banche del continente, finalizzato non solo a immunizzarle alle eventuali perdite in Grecia, ma anche a ripristinare la fiducia degli investitori. Diverse fonti europee e bancarie hanno riferito a Reuters all’inizio di questa settimana che il piano di ricapitalizzazione potrebbe ammontare a circa 100 miliardi di euro.

I leader UE dovranno anche continuare a lavorare per definire una formula accettabile per tutti per potenziare il Fondo di salvataggio della zona euro (EFSF), su cui Parigi e Berlino sono divisi.
Cresce intanto la pressione dei partners internazionali, che chiedono l’adozione di azioni decisive contro la crisi, a meno di due settimane del vertice del G20 a Cannes, in cui, verosimilmente, verrà chiesto all’ Europa un dettagliato resoconto.