Dal comportamento delle principali banche centrali delle ultime settimane, è emerso un chiaro intendimento: quello di mantenere su basse soglie di coordinamento il livello dei tassi di interesse di riferimento, al fine di consentire alle rispettive economie di evitare una nuova recessione globale, che potrebbe portare dei pericolosi influssi negativi sulla crescita sostenibile per un lunghissimo periodo temporale.
Le intuizione delle ultime settimane hanno poi trovato conferma in seguito alla ben nota conference call che il G7 ha avuto nella giornata del 7 agosto 2011, e in seguito dalle dichiarazioni della Federal Reserve, la quale ha già preannunciato l’intenzione di mantenere, su livelli prossimi allo zero, i tassi di interesse di riferimento sui rifinanziamenti, per un periodo di tempo che non sarà più breve della metà del 2013.
In Europa, la Banca Centrale Europea, dopo aver rialzato i tassi all’1,50% rispetto al minimo storico dell’1%, si è data da fare su un altro fronte, affermando di essere disponibile a intervenire sui mercati acquistando titoli di debito statali di alcune nazioni maggiormente in difficoltà (tra cui l’Italia), mentre la Bank of England ha stimato il proprio assenso nei confronti di nuove misure di stimolo ancora più agguerrite.
Sempre nel vecchio Continente, la Banca Svizzera si è detta pronta a evitare una eccessiva valutazione del franco, con la moneta nazionale che, avendo oramai ripreso a pieno ritmo la propria funzione di valuta rifugio, continuava ad apprezzarsi in maniera imponente. In Giappone la stessa istituzione monetaria di riferimento è invece più volte intervenuta a influenzare l’andamento dello yen attraverso operazioni di compravendita di bond in valuta nazionale.
Vi ricordiamo infine che tutti i pareri che compaiono su queste pagine sono opinioni dei singoli autori, e non possono essere ritenuti degli inviti o delle sollecitazioni o delle consulenze ad investire sui mercati valutari secondo gli orientamenti evidenziati negli stessi articoli.
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