Il dollaro statunitense (ma non solo, vedi quello canadese) trova il modo di riprendere fiato nei confronti delle principali valute di riferimento grazie a un positivo andamento del mercato occupazionale: il tasso dei nuovi occupati, durante il mese di luglio, ha infatti superato le principali attese degli analisti, permettendo alle valute maggiormente legate a questo dato economico di poter riguadagnare parte del terreno perso.
Le buste paga del mese di luglio sono infatti cresciute di 117 mila unità (contro previsioni per circa 85 mila unità), prolungando l’incremento – ben più lieve – di 46 mila unità conseguito nel precedente mese di giugno. Il risultato, come confermato dal Dipartimento del Lavoro di Washington, è stato quello di spingere al ribasso il tasso di disoccupazione, ora pari a 9,1 punti percentuali e, pertanto, più vicino alla soglia psicologica del 9%.
Ma quali saranno ora le principali e immediate ripercussioni? La prima valutazione che possiamo fare è che probabilmente l’incremento dell’occupazione darà nuova spinta ai consumi, che durante l’ultimo trimestre sono cresciuti al ritmo minimo degli ultimi due anni. L’economia americana, soprattutto se l’occupazione crescerà ulteriormente, incrementerà il proprio sviluppo allontanadosi dalla temuta fase recessiva.
D’altro canto, occorre altresì affermare che l’incremento dei posti di lavoro non sempre è stato così vivace come nell’ultimo mese, e che non sono tanti gli osservatori che scommettono su una replica dell’aumento degli occupati nel corso dei prossimi mesi. Di conseguenza, la ripresa dell’economia statunitense potrebbe rendersi nuovamente più complicata, e dilungarsi durante più trimestri di quanto stimato, con gli effetti che ne deriverebbero sul dollaro.
Vi ricordiamo infine che tutti i pareri che compaiono su queste pagine sono opinioni dei singoli autori, e non possono essere ritenuti degli inviti o delle sollecitazioni o delle consulenze ad investire sui mercati valutari secondo gli orientamenti evidenziati.
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