La Cina dà i primi segnali di ripresa: la produzione industriale è cresciuta dell’8,3%, dopo aver toccato il minimo storico (3,8) nei due mesi precedenti. A comunicarlo è stato il premier Wen Jiabao (foto) a margine del vertice Asean (Associazione dei Paesi del sudest asiatico) tenutosi in Tailandia, nella località di Pattaya (la manifestazione è stata poi cancellata in seguito agli scontri nella regione). Secondo il Security Journal il governo sarebbe all’opera per la creazione di un nuovo pacchetto di stimoli all’economia, prima della lista è la domanda interna, sulla quale è necessario concentrarsi per evitare gli effetti del rallentamento dei mercati esteri. Pechino punta tutto sui consumi, ma continuano a dare qualche preoccupazione i conti pubblici. Le entrate fiscali segnano un trend ancora negativo, questo mese il calo è dello 0,3%, nulla di paragonabile al -17,1% di gennaio e l’1,2% di febbraio – legati a fattori stagionali. Il ministero delle finanze continua a battere la via della cautela e aggiunge che le prospettive per i prossimi mesi “non sono ottimistiche”. A novembre la Cina aveva annunciato un pino anti-crisi del valore complessivo di 4mila miliardi di Yuan. Per mantenere l’occupazione stabile il Dragone dovrebbe far registrare una crescita del 8% su anno – un risultato astronomico per qualsiasi altro paese del mondo, ma che per la Cina rappresenta la soglia tra impiego e disoccupazione.
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